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CRUELTY FREE: utopia o realtà

Dal 1992 ad oggi sono stati sviluppati numerosi test alternativi all'uso di animali per verificare la sicurezza dei prodotti cosmetici immessi sul mercato e gli ingredienti utilizzati.


Dal 2004 il numero dei test sugli animali è sceso sotto lo 0,1% di tutti i prodotti cosmetici finiti e, dal 2009 è sceso anche quello dei singoli ingredienti.


Nel 2013 il regolamento Europeo sui prodotti cosmetici (reg. 1223/2009) entra a tutti gli effetti in vigore; non si possono più effettuare PER LEGGE, test di sicurezza ed efficacia sugli animali.


Entra in moto la macchina del marketing e si cominciano a vedere in giro i primi simboletti con i coniglietti (avete presente?). Tanto è stato utilizzato, con icone varie, che l'organo per la tutela dei consumatori, il  Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria, ha definito "pubblicità ingannevole" tutti i marchi all'infuori di questo. poiché le sperimentazioni sono vietate dalla legge, il fatto che alcune aziende vantino i loro prodotti come cruelty free risulta discriminatorio verso le altre che pure hanno la stessa caratteristica.

La legge parla chiaro.


In sostanza, nessun dato derivante da test sugli animali può essere usato per sostenere la sicurezza per l'uomo di un ingrediente cosmetico ( a meno che il test non sia stato fatto prima del 2013).


COME FUNZIONA?

La commissione europea si avvale di un organo, SCCS Scientific Commettee on Consumer Safety, che la consiglia circa la sicurezza delle sostanze chimiche. Decide quindi se una sostanza può essere usata come ingrediente cosmetico, per quali usi e concentrazioni. Senza il suo benestare non si può utilizzare alcun ingrediente.


Dove prende i dati l'SCCS?

Il produttore di ingredienti cosmetici, per registrare l'ingrediente sul sito dell'ECHA (l'Agenzia europea per le sostanze chimiche) segue la normativa REACH che riguarda le condizioni d’uso delle sostanze chimiche per assicurare la sicurezza d’uso per l’uomo.

Molti ingredienti hanno tutti i dati in letteratura a disposizione e dove non ce ne fossero ci sono svariati test alternativi ma, non così tanti come servirebbe!


Cosa succede dal 2020?

Infatti per tutelare l'uomo, quando vi sia il rischio di una possibile esposizione dei lavoratori nel processo di fabbricazione, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) nell’ottobre 2020 ha avanzato, infatti, la richiesta di testare sugli animali alcuni ingredienti ampiamente utilizzati nei cosmetici e in altri prodotti di largo consumo sulla base di alcune pieghe del Regolamento REACH.



Ma come stanno davvero le cose?

Bisogna essere chiari e sinceri: Non esiste un prodotto cosmetico che non abbia nella sua formula un ingrediente che non sia mai stato testato su animali.


Scioccante?! Si, lo so!

Ma è la cruda realtà.


Punto cardine: Prima del 2013 si facevano test sugli animali. Quelle sostanze sono ampiamente utilizzate, allora come oggi. Basti pensare alla glicerina!


Alcuni brand cosmetici e produttori di materie prime, per poter commercializzare in paesi come Cina e Giappone, hanno obbligatoriamente dovuto fare test in vivo su animali.


Moltissimi ingredienti ad uso cosmetico sono effettivamente utilizzati anche in altri settori (farmaceutico, chimico, plastico...).


INFINE per tutelare l'uomo, quando vi sia il rischio di una possibile esposizione dei lavoratori nel processo di fabbricazione, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) nell’ottobre 2020 ha avanzato la richiesta di testare sugli animali alcuni ingredienti ampiamente utilizzati nei cosmetici e in altri prodotti di largo consumo sulla base del Regolamento REACH.


E allora LUSH, THE BODY SHOP, L'OCCITANE, DOVE???!


Ad oggi loro, come altri, sono tutti impegnati in vari modi contro lo sfruttamento e la sofferenza di animali. Chi più chi meno, utilizzano materie prime derivate da vegetali (vegan dunque). Alcuni di loro si stanno battendo direttamente in sede di parlamento Europeo.


DUNQUE COSA SCEGLIERE?


Il mio consiglio è come sempre di acquistare solo ciò che usiamo.

Stiamo attenti agli elenchi degli ingredienti (INCI), se impariamo a distinguere una sostanza vegetale da una sostanza di origine vegetale ma modificata attraverso un processo chimico inquinante saremo un passo avanti.

Leggiamo l'etichetta, cerchiamo di distinguere chi mette un "coniglietto a caso" da un logo che indica un'associazione che si batte per i diritti animali (tipo LAV).

Infine, cercate di conoscere l'azienda produttrice, i suoi valori e la sua missione. Sono ottimi indicatori!



Se stai pensando ad un mini corso sulla lettura delle etichette e dell'INCI, ho quello che fa per te!




Fonti:


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